Siamo ancora divisi un po’ su tante cose. Da tempo antico , a complicare , si è sempre pensato che l’onore di una Nazione e del suo popolo arrivasse dalle proprie caratteristiche belliche , tacciate spesso pure per “virili”, alla faccia di tutte le donne che hanno sempre formato la spina dorsale di un paese, e alla faccia della Storia, con i suoi dolori , i suoi errori, i suoi orrori sempre dimenticati. Oggi , poi, è il denaro che dà il segno di una presunta “superiorità”. Il PIL come mezzo per dirsi migliori. Un tempo mezzo per vivere, oggi il denaro è un fine a cui sacrificare tante cose belle della vita. E non è raro trovare il denaro dietro il tanto male che si fa al mondo: le guerre, che spesso si fanno per interessi economici di qualcuno e nelle quali è compresa la bomba sui bambini; le lobby , che permettono di uccidere per un interesse economico, infischiandosene anche di una salute pubblica ( ILVA, Animali a 4 gambe per un menù, o per un a ricerca fallace, o per uno “sport”); i sacrifici che fa un padre di famiglia per arrivare a fine mese; la fame di una parte di mondo….ecc, ecc. E questo capitalismo certo non aiuta. Aggravato poi com’è dal consumismo , che ne è parte integrante. Le pubblicità ci spingono a volere sempre di più, ad avere sempre più bisogni, siamo tutti clienti, e intanto il clima impazzisce, anche e soprattutto perchè questo consumismo/capitalismo se ne frega del fatto che la terra non ha risorse infinite. Ed è chiaro che di questo passo o ce ne accorgiamo noi in tempo (forse però non ce n’è più a disposizione) oppure ci pensa la Natura, il mondo, a farcelo capire e si può senz’altro pensare che ,se non lo facciamo , stiamo correndo a spappolarci contro un muro. Va bene che siamo in attesa della sesta estinzione, ma così la aiutiamo di brutto ad arrivare prima. Nel frattempo facciamo le guerre, che sono la fabbrica più efficiente di dolori, sangue, fughe, esodi e quindi profughi, e noi pensiamo che alzando i muri, inasprendo le leggi, chiudendo i porti, risolviamo il problema. Pur sapendo, o peggio sapendolo e facendo finta di non saperlo, che ,complice il disastro climatico in corso dovuto anch’esso alle colpe e ai menefreghismi umani, la gente che scapperà da un orrore, da un clima torrido o senza acqua, da una guerra, sarà sempre di più e sempre più inevitabile. Credo che il mondo più privilegiato debba mettere in alto sulla sua agenda delle iniziative più urgenti l’investimento per una vita più vivibile nel mondo meno privilegiato, altro che muri, altrimenti la vedo dura. E metterci , in alto su quell’agenda scritti in rosso, “un nuovo/antico rispetto per la Natura e tutte le vite che la abitano” e ” trovare un nuovo sistema economico, più equo , solidale e verde, al posto di questo capitalismo/consumismo”. Ma torniamo all’onore. Solo ai tempi degli antichi romani abbiamo avuto un onore derivato da una efficienza bellica unita ad una di civiltà e capacità creativa, avevamo le formazioni a testuggine insieme agli acquedotti che ancora usiamo, l’Impero e il Colosseo. Poi una bella pagina è stata senz’altro quella della Repubblica Romana del 1849, dalla cui Costituzione ha pescato anche la nostra odierna. Poi, purtroppo , poco altro ci ha contraddistinto nel confronto muscoloso con gli altri paesi. Forse , un pò, lo schiaffo di Sigonella che Craxi ha dato agli americani. Se pensiamo ai muscoli poco onore, sì, ma se pensiamo all’arte e alla bellezza, no. E’ vero che il popolo italiano ha sempre demandato. Ha primeggiato spesso per una sua sorta di ignavia, che secondo me è una delle peggiori malattie dell’animo umano. Ed è anche vero che non abbiamo mai davvero brillato per talento pugnace. Abbiamo sempre molto perso le battaglie. E siamo stati spesso invasi, comandati, da stranieri persino omaggiati, persino rimpianti, grazie a quell’ignavia che ci ha sempre fatto vivere casa nostra come qualcosa che non ci è mai appartenuta, la politica come qualcosa che si occupa di roba non nostra, come se il paese e la vita civile appartenessero a qualcun altro. Ad aggravare le differenze ci sono state pagine importanti della nostra Storia. L’Unità d’Italia è stata fatta a forza e nonostante un generale menefreghismo di uno “spirito italico” che coagulasse tutti gli italiani. Al nord erano Sabaudi e non avevano tanto amore per il Sud. E al Sud erano ancora borbonici, e non amavano quelli del Nord. In questo quadro , in cui il Nord era più progredito del Sud, tra ricchezza, fabbriche e alfabeti, è nata, si è voluta far nascere, una Italia che non c’era mai stata prima di esserci. Sì forse si può dire che nelle trincee della prima guerra mondiale , con il fatto che il veneto cantava in veneto la canzone del reggimento accanto al napoletano che cantava in napoletano , e sparavano uno accanto all’altro, si è potuta vedere una prima immagine embrionale di Italia. Ma non è che possiamo sperare in un’altra guerra per sentirci uniti, no? Poi, con la seconda guerra mondiale, quando Mussolini è caduto dal pero dei suoi deliri imperiali, e dai suoi gravissimi errori, come quello di fare una guerra alleandosi con un pazzo sanguinario, mandare a morire tanti giovani per sue mire espansionistiche o solo per non sfigurare davanti all’alleato ( come nella campagna di Russia) , diventare razzisti paventando addirittura una superiorità di una specie italica, e , non ultimo, il fatto di averla pure persa la guerra, c’è stata un’altra grande divisione da vivere per il popolo italiano, quella tra i partigiani e i fascisti . I primi, che volevano una Italia libera e pacifica, i secondi, che, nonostante l’errore ontologico di un partito che aveva la sua unica ideologia nella guerra e nella violenza, dal proprio punto di vista vedevano chi adesso dichiarava guerra ai tedeschi, vecchi alleati, un traditore, hanno contribuito a dividere tra fascisti e comunisti un pò tutti gli italiani, coi terzi incomodi democristiani che ne hanno goduto. Una divisione che ancora paghiamo oggi. Ora, con l’aggiunta della misura della autonomia differenziata di oggi, voluta da un 7 % circa del 40 % attuale della popolazione italiana, che non farebbe che aumentare le spaccature e le differenze, noi invece oggi dovremmo, a mia povera opinione, pensare che la nostra bellezza sia la bellezza di tutto il territorio, una bellezza che è bella proprio perchè è diversificata. Ma unita, dell’Italia intera. Usi ,costumi, Storie diverse a pochi chilometri di distanza, mare al Sud, montagne a Nord, ma tutto italiano, tutto nostro, di tutti. E , a proposito di onore, dovremmo pensare al Rinascimento come a un periodo di grande onore per l’Italia, il più presentabile nostro biglietto da visita, e che le nostre bellezze architettoniche, le nostre bellezze archeologiche, le nostre bellezze artistiche, le abbiamo così belle e antiche solo noi. Come abbiamo solo noi questa aria di paese, di provincia, una provincia che difatti non è solo un piacere visitare ma anche vivere: il suo profumo del pane appena sfornato, la piazza che diventa una agorà, l’intonaco che sta lì dal passato remoto, la semplicità, la laboriosità. Tutto solo e meravigliosamente nostro, rispetto al mondo, tutto così lontano dalla politica di oggi e dalla sua attenzione. E tutto così carico di uno speciale, proprio onore a nostra disposizione.